Per Fulvio Sarzana, avvocato ed esperto di diritto informatico, la delibera 668/2010 (in materia di violazione del diritto d'autore) potrebbe autorizzare una forma di censura del web tanto da spingelo a promuovere un appello per chiedere all' Agcom di fermarne il cammino.
La bozza di regolamento prevede un sistema di notice and take down ( segnalazione e rimozione di contenuti illeciti ) ad opera dell'autorità amministrativa e non giudiziaria.
Posto il link all'articolo che Fabio Chiusi ha realizzato sul quotidiano online indipendente Lettera 43 in merito a questa vicenda:
http://www.lettera43.it/tecnologia/web/18830/pena-di-morte-digitale.htm
Un altro paese distintosi in questo senso è la Francia, dove il presidente Sarkozy, in occasione del G8 di Parigi dello scorso maggio ha chiesto di "civilizzare il web" attraverso una più stringente regolamentazione dopo l'entrata in vigore della legge Hadopi che, nella sua originaria stesura, prevedeva l'interdizione dell'accesso a internet come risultato di un percorso sanzionatorio in tre tappe.
Nel resto del mondo va anche peggio ( soprattutto nei regimi dittatoriali e questa non è una novità ) : secondo il rapporto 2011 di Reporters sans frontieres un cittadino su quattro subisce una qualche forma di sostanziale censura sul web fino al blackout avvenuto per qualche giorno in Egitto.
E mentre l'accesso ad internet è definito un diritto universale ed inviolabile dalle Nazioni Unite, a limitare la libertà di espressione intervengono vere e proprie legislazioni repressive come in Turchia, dove, a breve, i fornitori di Rete e gli utenti verranno obbligati a sottostare a sistemi di filtraggio degli accessi.
In paesi come l'India, dove si è deciso che i fornitori di servizi debbano rimuovere contenuti offensivi entro 36 ore dalla notifica delle autorità, la definizione di "contenuto illegale" fornita dalle norme è molto vaga.
In Corea del Sud è in vigore il Network Act che proibisce lo scambio di informazioni online che possano compromettere la sicurezza nazionale o che siano considerate diffamatorie anche se vere.
In Arabia Saudita l'apertura di un giornale online, di un blog o di un forum viene autorizzata a livello ministeriale e a patto che si rispetti una lista di condizioni molto precise, stilata dal regime mentre in Iran si lavora per mettere a punto una rete capace di isolare gli utenti dal resto del mondo.
é assolutamente normale, oltre che comprensibilmente giusto, che si combattano anche in Rete crimini quali la pubblicazione di materiale osceno o che inciti all'odio, che danneggi i minori e che violi il diritto d'autore ma siamo sicuri che dietro questo obiettivo, vista l'assenza di una chiara normativa, in alcuni casi, non si nascondano altre finalità?
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